It Ends With Us: una lettura psicologica del film

It ends with us locandina

29 Agosto 2024

La redazione di Bmind

La redazione di Bmind

Nelle sale è da poco uscito l’attesissimo film con Blake Lively, It Ends With Us che tratta di violenza domestica. Analizziamolo insieme da un punto di vista psicologico.

Il 21 agosto 2024 è uscito nelle sale italiane il film tratto da un bestseller che negli ultimi anni è diventato il libro preferito di molte giovani lettrici, It Ends With Us di Colleen Hoover. 

Il tema centrale del libro è la violenza domestica ma questo argomento viene declinato in modo differente rispetto al solito.

Infatti, la protagonista femminile, Lily Bloom si innamora di un giovane e avvenente medico, Ryle che sembra decisamente l’uomo perfetto e i lettori, o gli spettatori, sono portati a simpatizzare per questo personaggio e a sognare un amore come il loro finché la situazione precipita e, in poco tempo, quella che sembrava una storia d’amore da sogno si trasforma in un incubo perché Ryle comincia a dimostrarsi violento nei confronti di Lily.

Nel mente la giovane ritrova il suo primo amore, Atlas e questo le dona speranza finché la situazione precipita e Lily deve scegliere per se stessa, deve riuscire a dire basta e allontanarsi dal tunnel di violenza in cui, senza nemmeno accorgersene, si è trovata ritrovata. 

Ma addentriamoci nella trama e cerchiamo di capire quali sono i punti a favore e a sfavore del film, analizzando a livello psicologico la storia.

Gli spunti di riflessione positivi propostidal film

 Trattare di violenza domestica o, in generale, di violenza sulle donne, può essere un’arma a doppio taglio. Infatti, per quanto sia importante parlarne, bisogna trattare il tema con la giusta delicatezza e discrezione, perché dall’altra parte, nel pubblico, ci sono donne che quella situazione la stanno vivendo davvero o l’hanno vissuta in passato e c’è anche un pubblico da educare riguardo a questi argomenti, da sensibilizzare. Ecco quindi che diventa importante veicolare i messaggi giusti, senza cadere i luoghi comuni, offrendo alle persone qualcosa su cui riflettere.

Da un lato It Ends With Us veicola un messaggio importante: anche la persona all’apparenza più perfetta può trasformarsi in qualcuno in grado di farci del male. 

Guardando il film o leggendo il libro, è come se noi stessi lettori o spettatori ci sentissimo traditi da Ryle, perché non ci saremmo mai aspettati da una persona come lui un atteggiamento violento nei confronti della donna che diceva di amare. 

Questa triste e dolorosa rivelazione ci colpisce e ricorda a tutti che spesso non ci sono delle avvisaglie concrete e che non sempre i campanelli d’allarme sono chiari o percepibili. Questo aiuta a non colpevolizzare le donne che si trovano a subire violenza domestica improvvisamente, magari dopo anni di relazione o di un matrimonio felice.

“Siamo noi a dire basta” è davvero così?

Un aspetto più critico è il payoff del film, nonché il messaggio finale del film: “Siamo noi a dire basta”. 

Da un lato questo messaggio vuole dare speranza e spingere le donne vittima di violenza a trovare il coraggio di uscire dalla situazione pericolosa e spaventosa in cui si trovano. Ma non è sempre questione di coraggio. Infatti, ricordare alle donne che sono loro le uniche che possono rompere la catena di violenza che si trovano costrette a subire può essere un messaggio percepito in modo sbagliato.

Ci sono donne che chiedono aiuto ma non vengono ascoltate o prese sul serio, che dicono “basta” innumerevoli volte ma non ricevono supporto per poter fare in modo che quel “basta” definitivo, donne che sono anche madri e che dipendono economicamente dalla persona che hanno accanto e che fa loro del male e che non sanno come uscire dalla situazione in cui si trovano. 

donna con scritta love shouldn't hurt
La difficoltà di trattare simili tematiche nei film – Unsplash – bmind.me

Non sempre, quindi, dire basta è sufficiente. A volte serve una mano tesa, delle persone disposte a crederti e aiutarti: se una donna non riesce a dire basta non è perché è troppo debole per farlo, ma perché diversi fattori possono subentrare e non consentirle di sciogliere quei nodi che la legano al proprio carnefice. 

Tra questi nodi non c’è solo il fattore della dipendenza economica o del mancato aiuto ma anche dei meccanismi psicologici che possono essere deleteri per la vittima, come ad esempio il senso di colpa o di vergogna, l’arrivare a credere di meritare quanto è costretta a subire. Togliersi di dosso queste catene, sciogliere questi nodi, può essere infinitamente complicato, e “dire basta” è riduttivo.

Solo un po’ di violenza in un mondo rosa e fiori?

Un’altra critica che è stata fatta al film è che in molti punti l’aspetto romance tende a nascondere quello che dovrebbe essere il tema principale del film, ovvero la violenza domestica.

In questo modo il rischio è che il messaggio sia meno efficace e addirittura che le persone più influenzabili confondano i confini tra giusto e sbagliato.

Per esempio, molte ragazzine sui social hanno lasciato commenti del tipo: “Nonostante tutto avrei scelto Ryle”, oppure “Non è davvero colpa di Ryle, infondo lui la ama ma non riesce a controllarsi. Avrebbe dovuto stare con lui e aiutarlo a gestire gli attacchi di rabbia”. 

Questi commenti sono un esempio di quanto sia rischioso infondere due messaggi così contrastanti: portare il pubblico a simpatizzare per il “cattivo” è qualcosa che capita spesso, ma in un pubblico giovane questa contrapposizione può portare ad esiti insperati, facendo addirittura credere alle giovani donne che sia giusto accettare la violenza per amore di un uomo. 

La promozione ambigua del film

Rispetto al film sono nate molte polemiche a causa delle differenti idee di promozione della pellicola da parte di Blake Lively, attrice che ha dato vita a Lily Bloom nel film e Justin Baldoni, ovvero l’attore che interpreta Ryle, nonché regista del film. 

Infatti, se Baldoni pone maggiore attenzione sul tema della violenza domenica, utilizzando interviste e social per sensibilizzare sul tema che a detta sua è ciò che deve rimanere di più al pubblico del film, Blake Lively pone l’accento sulla storia d’amore con Atlas e sul personaggio femminile con i suoi punti di forza e le sue particolarità, rispondendo con ironia forzata e con poco tatto alle domande inerenti al messaggio centrale del film, ovvero quello della violenza sulle donne. 

In poche parole, cercare di realizzare un film poco chiaro a livello di finalità può portare a delle letture differenti non sempre positive, letture che si riflettono anche nel modo in cui gli stessi attori stanno raccontando e promuovendo la pellicola.

In conclusione, vogliamo ricordare che il primo passo non è dire basta, il primo passo è capire che qualcosa non va nella situazione che si sta vivendo e cercare aiuto, che sia quello delle forze dell’ordine, di un amico o di uno psicoterapeuta, sciogliere i nodi che abbiamo visto sopra nonostante la paura, porta a dire basta davvero. 

Il messaggio che vogliamo leggere noi in questo film non è rivolto alle donne vittima di violenza, ma a tutti coloro che stanno attorno a queste donne, invitandoli a prestare attenzione ai segnali e a porgere una mano con il giusto tempismo, aiutandole a mettere un punto dopo la parola “basta”.

29 Agosto 2024